La Rigenerazione Urbana, un bene per le città, per il territorio e per l’economia

Riqualificare Aree in Disuso o Degrado per Rispettare l’Ambiente

Vivere in una città non sempre è facile. Prezzi delle case esorbitanti, affitti troppo alti, mancanza di servizi, traffico, malfunzionamento dei mezzi pubblici e assenza di aree comuni e verdi. Questi e altri sono tutti motivi che spingono sempre più persone a spostarsi verso piccoli centri, magari non lontani dalla città, ma molto più raccolti e vivibili. Le città sono diventate sempre più grandi e difficili da gestire, non tutti i quartieri sono serviti e amministrati allo stesso modo e spesso è sufficiente girare un angolo per trovare delle situazioni di degrado. Il tessuto sociale di una città è lo specchio dei suoi cittadini, ma se queste vengono abbandonate, senza un progetto di rilancio, si corre il rischio di ritrovarsi tra qualche anno a vivere in delle zone completamente degradate. Per questo parlare di riqualificazione o rigenerazione urbana è molto importante al giorno d’oggi.

Rigenerazione urbana cos’è

L’idea della rigenerazione urbana parte dal presupposto della necessità di tutelare e riqualificare le città. Si tratta in parole povere di un piano che preveda di ristrutturare gli edifici esistenti, invece di andare ad occupare nuovo suolo con nuove costruzioni. Uno stop all’occupazione di terreno, quindi, in favore della riqualificazione delle case, degli spazi urbani e dei quartieri già presenti, con lo scopo di rimodernarli e renderli anche più eco-sotenibili. Alcuni quartieri ormai storici sono obsoleti, sia dal punto di vista delle strutture che del consumo energetico. Dargli nuova vita significa renderli più sicuri e più vivibili per tutti. Questo concetto andrebbe ad influire in maniera positiva anche nella convivenza tra i cittadini, che dovrebbero essere non solo coinvolti nelle varie scelte, ma spronati ad una partecipazione attiva nella riqualificazione del territorio.

Un quartiere rigenerato e migliorato è un bene di cui godono tutti, non solo chi ci abita. Strade, viabilità in generale, infrastrutture, zone verdi, tutto rientra nella riqualificazione. Questo non è l’unico punto su cui va messo l’accento. Gli avvenimenti degli ultimi anni ci hanno infatti mostrato come le città d’Italia siano spesso costruite in posizioni soggette a rischi idrogeologico, sismico o franoso, che mettono in pericolo centri abitati e persone. Ancora di più si fa impellente il bisogno di una rigenerazione urbana, che implichi anche la messa in sicurezza di determinati territori.

Il Piano Nazionale per la Rigenerazione Urbana Sostenibile

Un documento titolato Piano Nazionale per la Rigenerazione Urbana Sostenibile, redatto dal CNAPPC, Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, mette in luce come in un Paese come l’Italia una politica per la rigenerazione urbana sostenibile sia una priorità. Le città italiane si trovano a dover lottare con le pessime condizioni dei vecchi complessi edilizi, affrontando piani urbanistici obsoleti e dovendo creare progetti infettati da leggi vecchie più di 70 anni, che non consentono di lavorare e di produrre dei piani efficaci, considerato che l’urbanistica viene regolamentata a livello regionale e attraverso la messa in atto di strumenti legislativi desueti, che non tengono conto, o lo fanno solo in minima parte, delle nuove necessità.

L’allarme è chiaro, alla luce della crisi del mondo dell’edilizia urbana e della scarsità di risorse non rinnovabili, tra cui rientra anche il suolo, è obbligatorio ridurre l’impatto ambientalistico e frenare le occupazioni di nuovi territori. Solo in questo modo si scongiurerà l’abbandono di certi quartieri che sono destinati al completo e futuro degrado, senza un piano organico e coordinato di rigenerazione. Per il CNAPPC trasferire i concetti di compatibilità ambientale, utilizzati nelle nuove costruzioni e che comprendono l’uso di materiali eco-compatibili, sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili e limitazione dell’inquinamento acustico, anche agli edifici già esistenti ridarebbe dignità a interi quartieri e ai suoi abitanti, in un’ottica di rigenerazione urbanistica. In questo senso le parole chiave diventano sostenibilità energetica e impatto architettonico positivo.

Essere più attenti alla sostenibilità significa ovviamente salvaguardare il territorio, risparmiando risorse energetiche esauribili, il cui uso e spreco comporta costi sempre molto elevati.

La rigenerazione urbana in Italia

Il concetto di rigenerazione urbana non è certo nuovo. Nel nostro Paese se ne parla dagli anni ’70, da quando è stato portato avanti il primo progetto che aveva come obiettivo la riqualificazione dei centri storici, che non è ancora del tutto conclusa. Erano gli anni in cui si iniziò finalmente a comprendere l’importanza di salvaguardare il patrimonio edilizio esistente. Questo nuovo approccio era dovuto anche alla nuova crisi nel comparto costruzioni, che aveva dato uno stop alla mentalità che sosteneva le nuove costruzioni in maniera incondizionata.

Successivamente verso gli anni ’80 si è spostato il focus su tutte quelle aree da colmare, a seguito del vuoto lasciato dalla delocalizzazione degli impianti industriali, che iniziarono ad essere spostati in zone più periferiche, riprendendo la corsa alle costruzioni.

Ora il problema è quello della rigenerazione di tutte quelle zone che sono state costruite tanti anni fa, con tecniche ormai desuete e con materiali di scarsa qualità e che ora hanno bisogno di essere integrate in progetti più sostenibili e nel concetto di rigenerazione urbana.

Perché la rigenerazione urbana fa bene all’economia e al territorio

Recupero, qualificazione del patrimonio edilizio e sostenibilità sono la soluzione per portare avanti dei piani urbanistici in grado di abbattere i costi energetici, gli sprechi e l’uso di materiali non riciclabili. La rigenerazione urbana porterebbe con sé tanti vantaggi, a partire da città più belle e abitanti più felici, che potrebbero sfruttare zone verdi e di socializzazione. Ma i benefici arriverebbero anche in termini di risparmio complessivo di denaro e risorse impiegate.

Passerebbero da qui anche il rilancio dell’occupazione e dunque l’aumento del benessere generale. Inoltre, fatto da non sottovalutare, il miglioramento dell’ambiente urbano contribuirebbe a rendere i quartieri più sicuri e più vivibili, favorendo la socialità e la riscoperta di quella identità di quartiere, che oramai in certe zone è andata perduta, proprio per la mancanza di spazi da vivere e condividere.

Ricostruire in maniera consapevole significa anche limitare tutti quegli elementi, come l’inquinamento, che generano malattie, stress e minano il benessere della persona. E’ chiaro infatti che un processo di rigenerazione urbana è un qualcosa di molto complesso e per questo ha la necessità di accompagnarsi ad una strategia coordinata e affiancata da nuovi regolamenti, che ne garantiscano standard di alta qualità e che rispettino i principi di sostenibilità e di risparmio energetico, andando ad impattare nella maniera minore possibile sull’ambiente.

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